Rossella Urru è libera: dopo 270 giorni di prigionia, letteralmente inghiottita nel nulla, nelle mani di un gruppo islamico pericoloso quanto misterioso, è stata liberata con i suoi due compagni, i cooperanti spagnoli Ainhoa Fernandez de Ruincon e Eric Gonyalons.
La conferma della voci della liberazione che si rincorrevano già da questa mattina è arrivata nel tardo pomeriggio con l’annuncio del ministro degli esteri Giulio Terzi che ha parlato di una “bellissima notizia” mentre dal Quirinale il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha sottolineato la “gioia e sollievo” dopo aver seguito, come il premier Mario Monti, personalmente la vicenda. E immediatamente a Samugheo, il paese di origine della Urru in Sardegna, è scoppiata la gioia con le campane che hanno iniziato a suonare a festa mentre caroselli di auto salutavano la liberazione. “E’ tutto vero”, confermava anche Mauro, il fratello di Rossella, rimasto nell’isola mentre i genitori erano già a Roma, alla Farnesina. In attesa di rivedere Rossella che potrebbe arrivare nella capitale a stretto giro: “sono emozionatissima, non vedo l’ora di riabbracciarla”, le prime parole della mamma.
L’incubo di Rossella – una vicenda che ha registrato una grande partecipazione dell’opinione pubblica con una vasta mobilitazione – è finito oggi in una non precisata località del nord del Mali (da mesi saldamente in mano jihadista). La Urru ed i suoi due colleghi erano stati rapiti il 23 ottobre scorso nel campo Rabouni, a Tindouf, dove c’é la più grossa comunità di saharawi, gli abitanti dell’ex Sahara spagnolo che non accettano la sovranità marocchina. A sequestrarli un gruppo armato che, a bordo di pick-up, fece irruzione nel campo e li prelevò, sparendo letteralmente nella notte e lasciando aperti molti interrogativi, perché, colpendo i cooperanti, si colpiva il popolo saharawi, manifestamente sostenuto dai movimenti islamici.
Tratto da Ansa.it
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